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Rodotà: «Per l'individuo fuga e protezione dallo stato»

di Marco Bellinazzo

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Giovedí 24 Settembre 2009

L'individuo fugge dallo Stato per preservare la propria libertà. Ma ha pure bisogno dello Stato, di regole giuridiche, che lo proteggano e impediscano al prepotente di turno di sopraffarlo. Si potrebbe illustrare con questa contraddizione la moderna frantumazione della dicotomia pubblico-privato. Due sfere sempre meno separate. Orbite che si intersecano ormai in innumerevoli punti. «Non a caso abbiamo scelto di incentrare su questo fenomeno la seconda edizione del Festival del diritto», annuisce Stefano Rodotà, ex garante della privacy e responsabile scientifico della manifestazione, in programma da oggi a domenica 27 settembre a Piacenza.

I confini fra pubblico e privato oggi sono più porosi e opachi. L'esigenza di sicurezza, per esempio, ha favorito la diffusione di telecamere. Ma ora ci assale una sindrome da "grande fratello" orwelliano.
La mia esperienza mi ha reso molto sensibile al modo nuovo in cui si intrecciano privato e pubblico. E quando abbiamo deciso di occuparci di questo tema, peraltro, non erano ancora esplose vicende che ne hanno aumentato attualità e urgenza.

A cosa si riferisce?

Alla crisi finanziaria ed economica di cui ancora stiamo pagando le conseguenze, portata alla luce in tutta la sua gravità il 15 settembre 2008 dal crack di Lehman Brothers. E alle recenti inchieste che hanno svelato i vizi privati di talune personalità pubbliche. Vicende che appaiono lontane ma nelle quali si radicalizza un'identica problematica.

Fin dove può spingersi l'autonomia del privato e dove invece finisce, o meglio, dovrebbe finire, il condizionamento del pubblico...

Sul versante dell'economia si è dibattuto sulla bontà delle privatizzazioni o sui fallimenti, veri o presunti, del mercato. Fatto sta che, negli anni Ottanta, è prevalsa l'idea di bandire l'intervento pubblico a favore della lex mercatoria. La crisi però ha insegnato che servono regole e garanzie. Se ne discuterà in questi giorni al G-20 di Pittsburgh. Ed è un bene per tutti.

Perchè i nuovi global standard non avvalorino l'idea che si voglia privatizzare i profitti e socializzare le perdite.

È per uscire da questa prospettiva che durante il Festival metteremo al centro degli incontri argomenti come la sanità, la scuola, la tutela dell'ambiente o la proprietà dell'acqua. Abbiamo chiesto a Carlo Casalone, padre provinciale dei gesuiti, di discorrere di una categoria che sembrava perduta come il "bene comune". Inoltre, sarà dedicato un forum all'ultima enciclica di Papa Benedetto XVI, Caritas in veritate.

Il tentativo di governare l'economia globale esprime l'aspirazione a un'integrazione progressiva fra ciò che è pubblico e ciò che appariva solo privato. È un'asprirazione che pervade anche la nostra vita quotidiana?
L'individualità anzi è il crocevia di questo sconfinamento del pubblico nel privato e viceversa. Basta affacciarsi in internet. Da un lato con i social network le persone mettono in mostra se stesse rinunciando volontariamente alle proprie aspettative di privacy. Dall'altro lato, però, non possono essere lasciate sole in balia dei più furbi e vanno difese dalle incursioni nella loro identità. L'individuo perciò è l'architrave intorno a cui costruire nuove norme di convivenza civile, gli ancoraggi di un nuovo equilibrio tra sfera pubblica e privata.

Per disegnare questo nuovo equilibrio che tracce seguire?

I nostri ordinamenti sono tenuti insieme dai principi saldi scritti nelle Costituzioni. E da qui che si deve ripartire. Per questo inaugureremo gli incontri con una lezione di Maurizio Fioravanti, storico delle Costituzioni, e con una video-intervista a Carlo Azeglio Ciampi che da governatore della Banca d'Italia prima e da presidente della Repubblica poi, è stato un eccellente testimone di tutte le implicazioni del rapporto pubblico-privato.

Professore, qual è in definitiva il contributo che può dare una manifestazione così peculiare come il Festival del diritto?

Il diritto è percepito come una disciplina tecnica, per sacerdoti, che respinge l'attenzione delle persone. Noi vorremmo contribuire a superare questa barriera facendo emergere i nessi profondi che ci sono tra la vita reale e le regole giuridiche. Il diritto è una dimensione in cui siamo tutti immersi profondamente.

Giovedí 24 Settembre 2009
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